Body Position Tracker: Collaudo

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Scritto da Amministratore
Body Position Tracker - Applicazione indossabile IoT - Mappatura percorso escursionistico  (Indice progetto)
Collaudo
Il collaudo è stato suddiviso in quattro fasi:
1) Test dei singoli moduli: effettuato con esito positivo nell'AS 2019/2020
2) Test del prototipo: effettuato con esito positivo in laboratorio all'inizio dell'AS 2020/2021
3) Assemblaggio del prototipo sul gilet come indicato nella fig.3 di pag.5 e test in laboratorio. Fase da effetturare nel periodo Dic 2020 -Gen 2021
4) Collaudo finale con una escursione sul sentiero della Fede. Vecchio sentiero percorso dai fedeli per visitare i luoghi di San Giacomo della Marca con partenza Zona Ragnola (San Benedetto del Tronto (AP))  e  Arrivo a Monteprandone (AP) toccando le seguenti tappe fondamentali: Ragnola, Rocca di Monte Cretaccio, Santuario/Convento San Giacomo della Marca, centro storico di Monteprandone, Casa natale di San Giacomo della Marca, vecchio lavatoio, Fonte vecchia. Escursione prevista per Apr/Mag 2021.
Tramite il seguente link è possibile visionare il percorso previsto in cui sono riportati i punti storici da raggiungere. Percorso di circa 4 Km con un tempo di percorrenza di circa 4 ore. Sono previste soste di 10 min nei punti indicati.
A tale iniziativa parteciperà l'attuale classe 5A_IPAI, ad ogni alunno/gruppo sarà assegnato un compito ben preciso:
a) un alunno indosserà il gilet per tutto il percorso;
b) un alunno controllerà tramite tablet i dati acquisiti/elaborati;
c) un alunno controllerà tramite cellulare i dati acquisiti/elaborati;
d) cinque alunni, a turno, una volta raggiunto il punto stabilito illustrerà la sua storia. 
e) altri alunni si occuperanno della documentazione video e fotografica dell'escursione.
Per approfondimenti e valorizzazione si cercherà di coinvolgere:
1) Presidente della Lega Ambiente di San Benedetto del Tronto (AP)
2) Priore del Convento di San Giacomo
3) Sindaco di Monteprandone (AP)
4) Media locali
 
Di seguito è riportata una breve descrizione dei punti da raggiungere durate l'escursione.
Rocca di Monte Cretaccio
Rocca di frontiera tra gli stati ascolano e fermano, sorgeva sopra Porto D'Ascoli nel 1023, sulla sommità spianata di un colle. Nel 1039 l'ultima porzione del possedimento viene però donata all'abbazia farfense di Santa Vittoria in Matenano e questa situazione rimarrà invariata fino all'arrivo di Federico II di Svevia, nel 1239. L'imperatore, dopo aver assaltato Ascoli, si accamperà nei pressi del castello per poi dirigersi verso Fermo e, con la dipartita di Federico II, nella città ritornò presto al potere lo sconfitto partito Guelfo, sostenitore del papato. Fu così che nel 1242, per punire la città, il luogotenente dell'imperato Antonio Cicala assediò nuovamente Ascoli, che venne data alle fiamme. Tornati al potere i ghibellini nel capoluogo ascolano, come indennizzo dei danni subiti, ricevono da Federico II i diritti sul tratto di costa tra San Benedetto e la foce del Tronto ed il castello di Monte Cretaccio, nel 1245. La cosa non piacque molto agli abitanti del castello, che da sempre preferivano il governo farfense, dunque contrastarono in ogni modo i ghibellini ascolani che stanchi delle continue insurrezioni, decisero di intervenire distruggendo il castello nel 1249. Il castello sarà ricostruito dagli ascolani e nelle vicinanze, sul colle di Santa Maria di Sculcula, dove all'epoca emergevano ancora i ruderi della chiesa farfense, costruirono una rocca a controllo e difesa dell'abitato. 
 
 
Santuario/Convento San Giacomo della Marca
Il primo conventino fu voluto da San Giacomo della Marca, che ottenne il permesso di costruirlo dal Papa Nicolò V, con la bolla del 22 agosto 1449. Iniziarono i lavori e a nord del piccolo convento fu edificata anche la chiesa che il Santo volle dedicare alla Madonna delle Grazie. Portandoci al centro della chiesa, possiamo ammirare tre pezzi artistici di grande valore: un bellissimo crocifisso ligneo del sec. XVI (attribuito a Cola dell'Amatrice) e al suo fianco la Madonna e San Giovanni evangelista, tavole sagomate e dipinte da Vincenzo Pagani intorno al 1540.
Entriamo nella cappella di San Giacomo, appena superato il cancello di ferro, nel vano che precede la cappella notiamo quattro pitture di Mario Pesarini (1956) che ricordano la protezione che il santo ha concesso ai monteprandonesi durante la seconda guerra mondiale: Il popolo invoca protezione dalla Madonna e da San Giacomo per i propri mariti; i tedeschi rastrellano i giovani; la gioia delle mamme espose per la partenza dei tedeschi; la processione di ringraziamento per lo scampato pericolo. La capella della Madonna delle Grazie conserva il quadretto della Vergine donato al santo dal Cardinale Francesco della Rovere nel 1468 o 1469. San Giacomo lo portò religiosamente da Roma e lo lasciò al convento del suo paese. 
 
Centro storico di Monteprandone
Monteprandone (Munneprannù in dialetto monteprandonese) è un comune italiano di 12 875 abitanti della provincia di Ascoli Piceno nelle Marche.
Centro del subappennino marchigiano, posto nell'immediato entroterra di San Benedetto del Tronto, a soli 5 km dal mare Adriatico, sulla cresta di una breve dorsale che divide la valle del torrente Ragnola (a nord) da quella del fiume Tronto (a sud).
L'unica frazione del comune, Centobuchi, si trova sulla via Salaria ed è oggetto di una grande espansione demografica legata alla vicinanza con le grandi vie di comunicazione e con l'urbanizzazione di tutto l'asse che dalla periferia di San Benedetto del Tronto porta a quella del capoluogo di provincia Ascoli Piceno, che dista 20 km circa.
La leggenda vuole che il castello sia stato eretto nel IX secolo da un cavaliere franco a seguito di Carlo Magno. Il suo nome sarebbe stato Brandone o Prandone, da cui il nome del castello e del paese.
Il primo documento storico riguardante Monteprandone risale al 1039 quando un certo Longino insieme a un tale Guido Massaro fecero dono del borgo e della chiesa di San Nicola di Bari al Monastero di Santa Maria di Farfa nella Sabina, che lo tenne fino al 1292 quando, spontaneamente, la popolazione per motivi di sicurezza decise di passare sotto la protezione di Ascoli. Il legame con Ascoli si fece ancora più saldo grazie a papa Giovanni XXII che con la bolla del 13 maggio 1323 concesse in feudo perpetuo ad Ascoli "per la fedeltà e i servizi resi e in ritorsione alla ribelle Fermo" il tratto di territorio tra il Tronto e il Ragnola, garantendo quello sbocco a mare strategico per gli ascolani e annettendo alla giurisdizione di Monteprandone quel Montecretaccio sotto il quale si sarebbe dovuto costruire il porto suddetto (Porto d'Ascoli).
Il castello di Monteprandone era inidoneo alla qualifica di "città" e come comunità era rimasta sempre nel limbo del contado Ascolano e quindi non poteva far generare "nobiltà civica". Pur tuttavia la nomina del "podestà" era lasciata alla comunità di Monteprandone in una terna di tre nobili ascolani. Le famiglie notabili della comunità di Monteprandone furono: Allegretti, Aloysi, Amedei, Amici, Aureli, Blasocchi, Campanelli, Cappella, Carota, Castellani o Castellani Boccabianca, Corazza, Crocetta, Malfanti, Marozzi, Massi, Merlini, Nicolaj, Pallotta, Parissi, Pellili, Peroni (ora Pirri Salimei), Romandini, Rosati (poi Rosati di Monteprandone de Filippis Delfico) Rossi, Santomi o Santoni, Sari (estinti in un ramo dei Rosati, quello del col. Leopoldo), Serroni, Uriali, Zazza.
Tra il XIV e il XV secolo vennero annessi altri tre colli: Montetinello, Monterone e Monticelli, arrivando così ai cinque colli che vediamo oggi rappresentati nello stemma comunale.
Nel 1935 un decreto regio annette, dopo molti tentativi avvenuti negli anni precedenti, la frazione Porto D'Ascoli, staccandola dal comune di Monteprandone, per motivi di convenienza territoriale in quanto San Benedetto è in piena espansione e necessita di spazio, e su richiesta dei cittadini stessi.
 
Fonte vecchia di Monteprandone
La Fonte Vecchia è una fontana detta Conserva, le cui testimonianze precedono il XVII secolo. Nel 1789 il consiglio comunale decise di riservare l’acqua per “l’abbeverata del bestiame e per la lavatura dei panni“ successivamente nel maggio 1831 si decise, su progetto dell’ingegner Nardini, oggi depositato presso l’Archivio di Stato di Roma, di strutturare la fontana dotandola di un abbeveratoio e lavatoio in pietra e a questo si aggiunse la sistemazione della strada portando gli scoli delle acque verso il torrente Ragnola. 
Il manufatto collocato ai piedi di una scarpata, versava in stato di abbandono da diversi decenni a causa di smottamenti del terreno che l’avevano completamente ricoperta di accumuli di terra e di arbusti.
Nel 2016 l’Amministrazione Comunale ha approvato il progetto esecutivo redatto dall’Architetto Donatella Di Paolo. Il restauro è un investimento di 55.000 mila euro cofinanziato dall’Aato 5 Marche, nell’ambito di un progetto complessivo che ha previsto per il restauro, il risanamento e la messa in funzione del patrimonio di oltre 50 fontane, lavatoi e abbeveratoi pubblici di particolare interesse storico e artistico della Provincia di Ascoli Piceno e Fermo.
La Fonte Vecchia, restaurata e risanata, è stata restituita alla comunità di Monteprandone domenica 16 dicembre 2018 nel corso di una cerimonia pubblica dal titolo “Alle Fonti della Storia. Inaugurazione della Fonte Vecchia”. 
Dal Centro Storico, ripercorrendo l’originario cammino che le donne effettuavano con le conche per andare a prendere l’acqua alla fontana, le Autorità civile e militari, anticipate dal Corpo Bandistico Città di San Benedetto del Tronto, hanno raggiunto l’omonima Contrada dove sorge la Fonte Vecchia.
Il toponimo di “Fonte Vecchia” è di origine piuttosto recente, sicuramente è nato dopo la costruzione del nuovo Acquedotto dell’Ascensione, che portò abbondanza di acqua all’intero territorio, compresa la frazione di Porto d’Ascoli. 
 
 
 
Vecchio lavatoio
L’antico lavatoio viene restituito alla comunità di Monteprandone. Si tratta dell’antico lavatoio comunale. La cerimonia del taglio del nastro si è svolto sabato 22 giugno in via Borgo da Sole a Monteprandone. Dopo la benedizione si rito impartita da Don Gianluca Pelliccioni parroco della chiesa San Niccolò. L’intervento di restauro e risanamento è un investimento complessivo di 90.000 euro. Oltre al sindaco Sergio Loggi, agli assessori e ai consiglieri comunali, alla cerimonia erano presenti il consigliere regionale Fabio Urbinati, il consigliere provinciale Maria Rita Moranti, il presidente del BIM Tronto Luigi Contisciani, l’architetto Mirco Assenti progettista dell’opera,tanti cittadini e un nutrito gruppo di turisti di Verano Brianza guidati dal primo cittadino Massimiliano Chiolo, in visita in questi giorni a Monteprandone. La cerimonia si è aperta con la solenne benedizione di rito all’opera e a tutti i presenti da parte di Don Gianluca Pelliccioni parroco. A seguire il sindaco Sergio Loggi ha portato il saluto ai presenti. “ Con il restauro del lavatoio comunale, un’opera di valenza storica che risale al 1908, recuperiamo un nuovo pezzo di memoria della nostra comunità. Ricordo quando anche i miei nonni venivano qui a lavare i panni. Spero che questo luogo, un tempo utilizzato per fini sociali, oggi possa diventare luogo della cultrura. Dopo la fonte Vecchia e il lavatoio comunale  intendiamo recuperare la fontana situata lungo la provinciale all’incrocio con Colle Sant’Angelo”. Nel suo intervento il consigliere Fabio Urbinati, ha sottoilineato che restituire ad una comunità il suo vecchio lavatoio pubblico equivale a ricordare la fatica e il sacrificio delle lavandaie, le storie di vita, le gioie e le malinconie che hanno attraversato migliaia di famiglie. E’ un luogo che dovrà rivivere attraverso qualche progetto che faccia riscoprire le tradizioni e i sacrifici che la comunità di Monteprandone ha fatto per donare ai propri figli quello che hanno oggi “. Anche il sindaco Massimilano Chioio si è complimentato con Loggi e “la comunità laboriosa di Monteprandone” e ha detto che prenderà esempio da qui per il restauro di un lavatoio che si trova nella cittadina Brianzola da lui amministrata. La cerimonia si è conclusa con una degustazione tipicità enogastronomiche del territorio. 
 
 
Casa natale S. Giacomo della Marca
Casa natia di Domenico Gangale, futuro San Giacomo della Marca (1393-1476), santo veneratissimo, famoso e instancabile predicatore, ma anche eminente figura di diplomatico e studioso.
Nella semplice e bella costruzione in mattoni a vista si riconosce la struttura medioevale, sebbene più volte lesionata a causa del terreno instabile, sottoposta a opere di consolidamento già nel 1462 e ricostruita, usando gli stessi mattoni, dopo il crollo negli anni Trenta dell'Ottocento.
In asse col fianco sinistro e affacciato sulla piazza intitolata al santo si erge il grazioso campaniletto a vela munito di due campane, la maggiore delle quali reca incisa la data 1581.
La piccola aula interna, alla quale si accede dalla breve scalinata in piazza Castello, e` affrescata sulle pareti con scene di vita del santo, mentre la statua che lo ritrae, posta sopra all'altare, è una pregevole opera realizzata nel 1993 da un artista di Ortisei in occasione del VI centenario della nascita.
Da notare, sul fianco sinistro della parrocchiale di San Nicolò, due stelle in memoria dell'illustre nascita: una molto antica in legno scurito dal tempo, l'altra in mosaico policromo posta nel 1926.
Fonte: TripAdvisor).